Questi sono giorni in cui dobbiamo dedicare le nostre attenzioni e le nostre priorità alla salute personale, delle nostre famiglie e delle nostre comunità. Dobbiamo limitare il più possibile la diffusione del virus, per mettere nelle condizioni migliori un sistema sanitario altrimenti a rischio di collasso.
La pandemia che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova anche il nostro sistema sociale ed economico. In queste settimane abbiamo sentito molti imprenditori con cui siamo in contatto e abbiamo colto segnali diversi: c’è chi ha deciso di chiudere, chi di tenere aperto, ma nessuno lo ha fatto a cuore leggero.
E tutti nelle nostre diverse dimensioni dobbiamo fare i conti con la realtà in cui siamo e in cui dovremmo vivere e lavorare in futuro. Cosa ci sta insegnando questa crisi? È una crisi sistemica o una crisi che eviterà il blocco vissuto a partire dalla seconda metà del 2008?
Un amico, imprenditore nella ristorazione, spiegava di aver iniziato fin da gennaio ad elaborare prima un piano di prudenza, posticipando investimenti e consolidando la situazione finanziaria, e poi un piano di emergenza, gestendo al lumicino le attività che nel suo settore sono state fortemente influenzate dai decreti ministeriali emanati in questi giorni. Ma non vale ovviamente solo per lui.
Che siamo in pausa forzata o ancora pienamente operativi, è importante, per chi di noi ha ruoli di responsabilità, pensare agli scenari alternativi che abbiamo davanti e agli impatti per le nostre attività.
In che modo gli scenari che stiamo ipotizzando stanno impattando sul nostro business? Come stanno reagendo e come reagiranno i clienti nei prossimi mesi? Ci sarà un recupero della domanda o avremo una stagione o dei mesi di fatturato persi? Come si sta comportando la catena di fornitura? Quali sono gli anelli deboli? Che tipo di criticità abbiamo all’interno della nostra operatività? Da chi e da cosa dipendiamo di più? Come possiamo ridurre le aree di debolezza? Come rafforzare quelle di eccellenza? Come cambierà il mercato? Che tipo di prodotti dovremo cominciare a sviluppare per soddisfare i nuovi bisogni che emergeranno?
L’abbiamo scoperto in modo forte dal 2008: la solidità finanziaria dell’impresa è sempre più importante e si spera che da allora tutte le aziende siano più attente alla loro solidità patrimoniale e finanziaria. In che modo stiamo presidiando la solidità finanziaria dell’impresa? Abbiamo già attivato delle misure di controllo della liquidità? Stiamo dialogando con il sistema bancario per prepararci ad eventuali incrementi di fabbisogno?
La motivazione e il coinvolgimento dei collaboratori nei momenti di crisi è una cartina di tornasole di ciò che abbiamo seminato in situazioni di tranquillità. Questo è un periodo in cui viene chiesta una guida autorevole, che sappia dare sicurezza ma che sappia anche ascoltare e cogliere le paure e le ansie di chi va in crisi in condizioni di incertezza come quelle che stiamo vivendo. Ma è anche una grande occasione per cambiare approccio al lavoro, al lavoro da remoto, alla delega e alla responsabilità delle persone. Inoltre, strumenti e tecnologie stanno abilitando nuove modalità lavorative. In questo periodo di crisi, quindi, possiamo scoprire alcuni rischi ma soprattutto molte opportunità che nascono da un approccio più partecipativo dei collaboratori alla vita del club.
Le imprese di famiglia hanno delle qualità che le rendono particolarmente forti soprattutto nei momenti di crisi. La chiamano resilienza, tenacia, orgoglio e impegno verso la comunità in cui sono inserite le famiglie e l’impresa. Nelle crisi precedenti, le aziende familiari hanno già avuto occasione di dimostrare la loro solidità e l’esempio che possono dare alle imprese puramente manageriali.
Questo dato non è da dare per scontato perché, anche in questo caso, si raccoglie quanto si è seminato prima. Ma, se non ci si è ancora messi in gioco, la grande crisi esterna può fare da stimolo a comportamenti più virtuosi, può aiutare le famiglie imprenditoriali a mettersi davvero in gioco.
Insomma, ci sono dei fattori esterni, fuori dal nostro controllo, ma ci sono anche tutti i fattori controllabili che dobbiamo valutare per poter coltivare un business capace di creare valore per i clienti che decidiamo di servire e per tutti quelli che sono coinvolti nella sua realizzazione.
Questa è anche una crisi che arriva in un momento delicato per il nostro ambiente e le nostre società. Stiamo dicendo da tempo che è necessario un cambio di paradigma nei sistemi sociali ed economici, che il modello di sviluppo che abbiamo coltivato fin qui non è più sostenibile.
C’è sicuramente anche modo e modo di gestire la crisi: da una parte un approccio più difensivo, che potremmo chiamare “mors tua, vita mea”, dall’altra un approccio più collaborativo che potremmo chiamare “insieme ne usciamo”. Nel primo caso, di fronte alle tensioni e alle crisi possiamo metterci in difesa, isolandoci e usando la nostra forza per scaricare sugli altri il problema, siano essi clienti, fornitori o collaboratori. Nel secondo caso, quando il problema è condiviso e il sacrificio pure, il confronto permette di trovare soluzioni più efficaci ma soprattutto salvaguarda e rafforza le relazioni.