L’ascolto è al centro della nostra capacità relazionale. È solo ascoltando che ci si può mettere in connessione con l’altro. È solo ascoltando che si può aprire un dialogo e costruire insieme.
L’ascolto è alla base di qualunque noi, di qualunque gruppo, ma ancor di più di qualunque famiglia e impresa. Sembra tanto semplice. Una bocca e due orecchie ci dicevano da piccoli, per suggerire di parlare di meno e ascoltare di più. Ma non è sufficiente stare in silenzio.
Ascoltare richiede energie, più di quante non ne servano per parlare. Non per niente la parola ascolto, nella lingua cinese, si esprime combinando i concetti di occhi e orecchi, di attenzione unitaria e di cuore.
Ci vuole tanta energia perché, mentre ascoltiamo l’altro, siamo distratti da mille pensieri che ci portano via dalla conversazione, problemi, impegni, cose da fare, sembra che la testa voglia sfuggire dalla attenzione che l’ascolto richiede. Ma anche quando non siamo distratti cadiamo nel meccanismo di non ascoltare veramente. O meglio, di ascoltare male. Ascoltiamo male quando siamo presi da meccanismi che ci portano a giudicare e valutare, o da sincera voglia di aiutare e dare consigli credendo di aver già capito, quando magari non è così o immaginando che l’altro voglia il nostro consiglio quando soprattutto vuole prima di tutto essere preso in considerazione. Ascoltare veramente vuol dire stare. Stare di fronte all’altro e farci influenzare dall’altro.
Ascoltare è un grande atto di fiducia, ascoltare veramente vuol dire essere aperti e accoglienti. Anche se non siamo d’accordo, ascoltiamo incuriositi cercando di capire cosa ci sfugge del punto di vista dell’altro, cosa c’è di vero o quale sia la prospettiva che lo rende vero agli occhi di chi ci parla.
Ci vuole fiducia nell’altro, che non sia animato da cattive intenzioni nei nostri confronti e non approfitti della nostra disponibilità, per non cadere in mano a cattivi maestri. È per questo che bisogna valutare con cura chi ascoltare, a chi prestare la nostra attenzione.
Allo stesso modo ci vuole fiducia in noi stessi. E nelle nostre idee. Se siamo tanto convinti che le nostre idee siano fondate e migliori di quelle del nostro interlocutore possiamo permetterci di metterle in discussione, non hanno bisogno di essere difese da noi. Se sono buone riemergeranno nella conversazione, e se la conversazione è buona si potranno rafforzare ed integrare dallo scambio di opinioni, quando l’ascolto si fa dialogo.
Se invece il dialogo non c’è, viviamo invece la frustrazione del non ascolto. E il non ascolto reciproco porta ad una reciproca frustrazione, nella convinzione condivisa che sia l’altro a non ascoltare. Anche capire che l’altro non è disposto ad ascoltare è una grande capacità di ascolto. Se l’altro non è pronto per ascoltare, se non ha tempo, energie, voglia, inutile sprecare le nostre risorse parlando. E invece spesso vediamo confronti fatti da persone che si parlano reciprocamente addosso in un crescendo di tensione di un dialogo tra sordi.
E quando abbiamo a che fare con le nostre famiglie e le nostre aziende ascoltare diventa particolarmente importante. Stiamo parlando con le persone più importanti per la nostra professione e per i nostri affetti.
Per tanti motivi ma in particolare:
Perché ci si prende per scontati. Vivendo a fianco a fianco per tanto tempo, convivendo nel lavoro e nella vita privata ci rende ovvi, banali, abbiamo già sentito la stessa storia troppe volte per poter avere ancora quella curiosità sana che invece abbiamo per lo sconosciuto.
Perché si è in competizione. Anche se abbiamo un obbiettivo condiviso, l’armonia della famiglia o il risultato in azienda, un malinteso senso di responsabilità individuale o di scarsità di tempo ci fa vedere come antagonisti e non come parte di una stessa squadra.
Perché si è in cerca di conferme. Il bisogno di essere riconosciuti, apprezzati ci porta ad avere più bisogno di essere ascoltati che di ascoltare.
Perché noi non ci sentiamo ascoltati. La scarsità di ascolto degli altri diventa essa stessa motivo per non metterci in gioco noi per primi.
Ascoltare allora è prima di tutto una scelta, una decisione che richiede sicurezza in noi stessi e generosità verso gli altri. Ascoltare, prestare la nostra attenzione a chi ce la chiede, è il più bel regalo che possiamo fare all’altro. Ma è anche il modo migliore perché l’altro poi ascolti noi.
Durante i nostri webinar parliamo di queste e molte altre tematiche relative alle imprese di famiglia. Per conoscere i prossimi, lasciaci la tua email.