Mentre impazzano le analisi politiche e sociologiche forse può essere interessante anche farsi qualche domanda sull’impatto che questa vittoria ha sul suo (family) business. Mentre la famiglia Clinton si è consolidata da anni come una famiglia “politica” con la sua fondazione e il suo coinvolgimento con l’establishment statunitense, la famiglia Trump dovrà affrontare un momento molto importante per l’armonia e per i risultati del proprio business.
Sul fronte esterno è difficile pensare che la vittoria minacci la solidità del suo impero e del suo patrimonio, stimato oggi da Ford in 3,7 miliardi di dollari.
Da un lato la sua presa di posizione politica e le sue uscite, spesso politicamente e socialmente poco corrette, possono influenzare negativamente il business se le persone non vogliono associare il loro nome alla sua irruenza e volgarità.
Dall’altro il ruolo di potere può portare sicuramente ora un alone di influenza molto significativo per un business come il suo, fatto di investimenti immobiliari, turistici, residenziali. Per quanto li si voglia considerare virtuosi anche gli Stati Uniti soffrono, come quasi tutti gli altri paesi, di pericolose commistioni tra business e politica. Commistioni che, per altro, sono state uno dei fattori alla base del crollo della Clinton dopo le email che testimoniavano del suo rapporto con le grandi istituzioni finanziarie di Wall Street.
Proviamo allora ad immaginare cosa può succedere al Family Business della famiglia Trump ora che Donald Trump ha vinto le elezioni.
Donald Trump è l’erede di Fred, figlio di un immigrato e imprenditore tedesco, Friederich Trump, rimasto orfano a 13 anni quando il padre morì di influenza spagnola nel 1918. Fred sviluppa il suo business nel settore immobiliare sviluppando appartamenti e case nel nord est degli stati uniti lasciando ai 5 figli un consistente patrimonio.
Donald decide di entrare nell’azienda del padre nel 1968, a 22 anni, subito dopo la laurea e nel 1971 già gli viene affidato il controllo dell’azienda di cui diventa presidente nel 1974, con il padre che continua a lavorare insieme dividendosi le aree su cui sviluppare i loro progetti immobiliari. La sua è una storia fatta di alti e bassi, con alcuni progetti finiti male, molto male, ed altri bene, molto bene.
Donald Trump ha cinque figli, Donald jr. 39 anni, Eric 32 e Ivanka, 35 avuti con la prima moglie Ivana, e già impegnati con lui nel business e, soprattutto Ivanka, nella campagna elettorale, Tiffany, 23 anni, avuta con Marla Maples, la seconda moglie e infine Barron William, nato 10 anni fa dall’attuale moglie Melania.
Tutti e tre i figli maggiori entrano nell’impresa di famiglia subito dopo lauree prestigiose. Ivanka riuscirà ad affermarsi anche come modella e stilista con le sue linee di gioielli, abbigliamento, scarpe e accessori.
Ora sembra che la quarta figlia, Tiffany, si appresti ad entrare nell’impresa di famiglia e sarà da vedere che dinamiche si verranno a creare dato che è cresciuta a Los Angeles con una madre Marla che in qualche intervista dichiarava che se l’è tirata su da madre single.
Il piccolo di casa, Barron, è ancora troppo piccolo forse per il family business anche se sua madre Melania fa notare che è un Donald in miniatura, che fa e disfa assomigliando a suo padre più degli altri fratelli.
L’impegno della generazione senior in progetti esterni al business di famiglia è una via di uscita spesso positiva per il sistema. Che sia un impegno associativo, istituzionale, politico, l’uscita del senior apre lo spazio per il (o i) junior.
Nel caso della famiglia Trump, l’età degli attori in gioco, la situazione patrimoniale, sembra ci siano tutte le condizioni per rendere l’uscita di Donald dagli impegni del business di famiglia una grande opportunità anche per la gestione delle dinamiche dell’impresa familiare.
Sarebbe però molto interessante essere a conoscenza di quali riflessioni sono state fatte in famiglia e quali equilibri sono già all’opera per il governo della Trump Organization.
L’ordine di presentazione è anagrafico e di ingresso in azienda. Di necessità o virtù si presentano come se stessero condividendo il potere sotto l’egida del padre Donald.
Donald jr. il primo ad entrare (2001 verso 2005 e 2006 di Ivanka e Eric) è anche quello alla destra del padre nella foto istituzionale, facendo intuire un peso diverso. Probabilmente si sono creati le loro autonomie seguendo progetti diversi e fino a quando questo non li intralcia reciprocamente le cose possono reggere.
Ma come riusciranno a gestire l’impero sui temi che riguardano tutti, a partire dalla gestione di possibili tensioni su un debito che pesa per 1 miliardo di dollari? O il dover decidere su alternative di investimento valutate diversamente tra i tre fratelli?
Di nuovo quello che farà la differenza in questo come in ogni altro family business è un mix tra relazioni e regole. In entrambi i campi cose che non si costruiscono una volta per tutte ma che vanno sviluppate e mantenute costantemente vive e valide.
Un accordo non è tale perché è stato deciso tempo prima, è tale perché viene rinnovato regolarmente ed ogni occasione di discussione permette di rifondarlo o di “eroderlo” dalle fondamenta.
Sarà interessante anche vedere che dinamiche si creeranno quando Donald Trump tra 4 anni tornerà alla vita civile dopo l’impegno presidenziale. Rientrerà a pieno titolo nella gestione del suo impero o si dedicherà ad altro? Ma su questo potremo fare qualche riflessione tra 4 anni. A meno che, Donald Trump non si prenoti per un alto mandato.
Durante i nostri webinar parliamo di queste e molte altre tematiche relative alle imprese di famiglia. Per conoscere i prossimi, lasciaci la tua email.