Le imprese, così come le famiglie, sono fatte di persone. Non di muri, di case o stabilimenti, non di patrimoni o di bilanci; sono proprio le persone a fare le imprese e le famiglie. Quando in FBU parliamo di persone abbiamo in mente due dimensioni: intra-personale, che riguarda la qualità di ogni singola persona nella comunità e inter-personale, che riguarda la qualità delle relazioni in quella comunità. Se entrambe le dimensioni performano bene, quella comunità sarà viva, capace di svilupparsi e continuare nel tempo.
Il percorso di crescita di una persona è rappresentato da una evoluzione che va dall’interno verso l’esterno. Dalla centratura su di sé dell’ego-centrismo, alla centratura sugli altri dell’eco-centrismo. Jung lo spiegava brillantemente attraverso gli archetipi: prima siamo narcisi innamorati di noi stessi, poi siamo guerrieri in competizione con gli altri, poi politici che curano gli interessi della comunità e infine maestri spirituali che si sentono integrati con tutti e tutto. Ma questo percorso non è automatico e garantito; per percorrerlo è necessario un impegno costante per fare tesoro della propria esperienza.
È importante non pensare che il fine della saggezza si fondi sull’accumulazione di saperi e conoscenze. La saggezza non è questo, è piuttosto la capacità di conoscerci e di darci uno scopo che vada ben oltre noi stessi.
In questo senso, lavorare nell’impresa di famiglia è una grande opportunità ma anche una grande sfida. Il rischio è quello di cercare conferme personali, in lotta con chi ci sta attorno, per avere attenzione e riconoscimento. La sfida è quella di sapersi mettere al servizio, per realizzarsi attraverso l’impegno in una causa più grande, sia per il bene della famiglia che per la realizzazione dell’impresa.
Questo percorso di consapevolezza inizia con la comprensione della realtà che ci circonda e di noi stessi. Negli ultimi anni le neuroscienze hanno fatto passi da gigante e ci hanno fatto scoprire quanto gli input che arrivano dal mondo esterno vengano vagliati e rielaborati dal nostro cervello per dare un senso alle cose.
Questo vale anche per la percezione del sé. Siamo così identificati con noi stessi da non renderci conto che la nostra identità non è un dato oggettivo come alcuni parametri fisici: l’altezza e il peso possono essere misurati, ma l’idea e il giudizio che abbiamo di noi stessi no. Questi parametri influenzano il nostro percorso di vita: un’idea ha il potere di limitarci, magari quando non ci sentiamo adeguati o, al contrario, quando ci percepiamo delle persone migliori di quanto in realtà siamo.
Nelle imprese di famiglia questo ragionamento vale spesso per i giovani che si devono confrontare con genitori imprenditori. In questo caso possiamo avere atteggiamenti remissivi, in cui l’inadeguatezza e il confronto limitano la capacità di mettersi in gioco, oppure atteggiamenti aggressivi che rendono altrettanto evidente quella stessa inadeguatezza. Sempre nelle imprese di famiglia può manifestarsi il problema di una percezione di sé non connessa alla realtà, come nel caso dell’imprenditore senior arrivato a una certa anzianità. Il rischio è che l’imprenditore voglia mantenere troppo a lungo il controllo dell’azienda, senza creare deleghe e meccanismi decisionali che non dipendono da lui fino a quando è troppo tardi.
Intraprendere il percorso di consapevolezza della propria persona è una scelta importante, ma anche molto complessa. Spesso diventa difficile fare luce su certe dinamiche senza l’aiuto di qualcuno di esterno. Ecco perché abbiamo creato degli strumenti che possono aiutarti nel percorso. Scaricali e facci sapere cosa ne pensi! E sa hai qualche difficoltà non esitare a contattarci.
Sei curioso di scoprire anche la dimensione inter-personale? La spiegheremo la prossima settimana in un articolo dedicato!