di Sabrina Fantini e Elena Ripamonti
Immaginate l’innovazione come un campo.
C’è una parte visibile dove crescono i frutti, quei risultati che chiamiamo nuovi comportamenti, nuovi prodotti, servizi o processi. E poi c’è una parte invisibile: la qualità del terreno da cui i risultati in gran parte dipendono. La parte nascosta, sotto la superficie, riguarda le competenze umane necessarie per fare innovazione: la capacità generativa dei singoli e la cooperazione come abilità collettiva.
Con questa bella metafora di Otto Sharmer, ideatore della Teoria U (che per la verità lui usa in un altro contesto), diventa immediato comprendere il valore degli aspetti meno visibili per ottenere frutti rigogliosi, in quel processo di creazione del nuovo che ha bisogno di molti contributi per realizzarsi.
Il focus sull’obiettivo e sull’azione, comportamenti tipicamente maschili, sono ciò che visibilmente ci accompagna al risultato. Apertura, attenzione alle persone e alla relazione sono le attitudini femminili, quel terreno su cui l’innovazione si può innestare e crescere.
Le qualità del femminile sono le pre-condizioni dell’innovazione.
Seppure siamo abituati a far corrispondere maschile e femminile al sesso biologico, si tratta in realtà di due forze che abitano ogni persona e ogni ambiente, con equilibri ogni volta diversi. Semplificando un po’, le caratteristiche del femminile sono quelle che vengono riconosciute all’emisfero destro del nostro cervello. Nella famosa coppia della filosofia cinese yin e yang, simbolo degli opposti che nell’integrazione creano armonia, il femminile è la parte ricettiva e inseparabile da quella attiva.
Con la ricerca Antigone2021 abbiamo distillato 7 qualità femminili e abbiamo esplorato come impattano sull’innovazione. Sicuramente ognuno di noi, uomo o donna, ne riconoscerà qualcuna come propria.
La visione olistica è uno sguardo ampio e profondo, capace di prendersi cura del sistema nel suo complesso e delle singole persone che lo compongono. È un modo di percepire le cose che abbraccia la situazione d’insieme fino ai margini, senza dimenticare di andare “dentro”, nel senso delle cose. Questa capacità di mettere insieme i pezzi è uno degli elementi scatenanti del processo creativo.,
Avere il coraggio di esplorare l’ignoto, non solo per andare oltre gli schemi del conosciuto, ma per creare regole nuove. La creatività è il gusto di oltrepassare i confini dell’ordinario, di combinare elementi noti con accordi ancora inesplorati, un po’ come fanno i musicisti con le 5 note di sempre, senza ripetere la stessa sinfonia.
Flessibilità, problem solving, immaginazione, visione e invenzione sono gli effetti concreti di uno spirito creativo che per esprimersi cerca spazi aperti, fuori dalle gerarchie, dai blocchi monolitici delle aree funzionali e dei ruoli prestabiliti, verso lo scambio tra competenze e attitudini.
L’ascolto è una delle abilità più importanti e più sottovalutate della leadership. Porta in sé un mondo di valori che invitano ad aprirsi all’altro, comprenderlo, mettersi nei suoi panni e coltivare un atteggiamento empatico, di connessione, che fa attenzione ai fatti e ai sentimenti. È la base della fiducia e della scoperta. Il suo potere non è riservato solo a chi lo riceve: niente come l’ascolto dell’altro e del contesto aiuta a conoscere sé stessi, limiti e talenti (come persona, team, organizzazione). È lo spazio in cui è possibile cogliere segnali importanti, percepire differenze, raccogliere stimoli. Il nuovo parte dall’ascolto e dall’inclusione: l’innovazione, quando arriva, è sempre straniera.
Condividere accende le scintille dell’evoluzione: un atteggiamento aperto all’altro e al futuro, al piacere dello scambio, del confronto, della contaminazione tra saperi e azioni, attiva la collaborazione e aiuta a sostenere l’incertezza emotiva e pratica dell’innovazione. La condivisione autentica crea vicinanza umana e alimenta il senso di appartenenza necessario a sostenere le sfide. Quando manca questo approccio è facile che l’innovazione nemmeno spunti o non venga riconosciuta.
La gentilezza è uno strumento di valorizzazione del talento. Non è un’etichetta di buone maniere, è una reale disponibilità con cui comunichiamo rispetto e riconoscimento del valore dell’altro. La rivoluzione gentile sposta l’attenzione dall’esercizio estenuante del potere, basato su comando e controllo, a una leadership fondata su ispirazione, sostegno e cura. Molto spesso è sufficiente la gentilezza a far sentire le persone libere di esprimersi e di mettere sul tavolo idee o intenzioni che potrebbero rivelarsi geniali, oppure no. È bene ricordarsi che senza proposte e senza errori, l’innovazione non esiste.
L’intuizione è nel corpo, non è nella testa. Lo avrete sentito qualche volta arrivare quel sesto senso che contraddice la ratio di pensieri inattaccabili, quella vocina che viene dal cuore o dalla pancia, che parla con la voce delle emozioni e ha sempre terribilmente ragione. Ci guida in uno spazio introspettivo, dove possiamo cogliere gli aspetti fondamentali di una situazione o una persona. E poi invita a procedere fuori dalla logica, per priorità profonde, più coerenti sul lungo termine. È la voce più potente dell’innovazione, ma ci vuole allenamento e confidenza per imparare a riconoscerla.
Fuori dai codici di comportamento e dalle regole deontologiche, che pure contano, assumere un comportamento etico significa prendersi la responsabilità delle scelte che si fanno. Responsabilità verso di sé prima di tutto, perché la cura di sé è l’unica esperienza che abilita davvero alla cura dell’altro. La responsabilità verso gli altri è sostenibilità: gli altri sono le persone e il mondo che ci stanno intorno ora e che verrà in futuro. Cosa significa innovare se non migliorare il benessere del sistema, nel presente e nel futuro?
Queste 7 caratteristiche sono qualità morbide, generative, materne. Parlano alla dimensione del noi. Spesso nel mondo del lavoro e delle organizzazioni vengono messe da parte, perché “non c’è tempo”, perché “con la morbidezza non si mangia”, perché le abitudini che frequentiamo da molto sono difficili da sradicare.
Gli ambienti produttivi sono molto più frequentati dal maschile, eppure queste sono le qualità che attivano consapevolezza e talento, stimolano relazioni collaborative e scopo condiviso. Sono il terreno fertile dell’innovazione. Hanno bisogno di essere riconosciute, risvegliate e allenate per entrare a far parte della mentalità dei singoli e della cultura organizzativa, per offrire il loro contributo all’innovazione.