Dopo una vita passata come manager in un grande marchio della moda italiana, a cinquant’anni Marco ha avviato il suo progetto imprenditoriale dal momento che l’azienda per cui lavorava non ha voluto dare seguito delle sue intuizioni di business. Non è stato molto semplice però: un conto è lavorare in una realtà già ben organizzata e con risorse a disposizione, altra cosa è lanciare un progetto da soli e dover costruire tutto da zero. Qualche contrattempo e anno dopo, l’attività si è sviluppata con soddisfazione e ora è necessario inserire nuovi collaboratori di fiducia.
Sua moglie Cristina è nata e si è formata nello stesso settore, prima seguendo l’impresa di famiglia e poi lavorando per un grande marchio che l’ha fatta crescere. Sono stati anni entusiasmanti e spensierati quando entrambi giravano il mondo come manager per le loro aziende. È stato un po’ più faticoso quando Marco si avviava nella nuova avventura e Cristina lo sosteneva nel suo progetto con i suoi consigli ma anche con la sicurezza psicologica di un lavoro sicuro.
Ora però è Cristina che non si trova più bene nel suo lavoro e vorrebbe cambiare, ma non è facile di questi tempi se non sei più una ragazzina e il tuo curriculum è impegnativo.
Marco avrebbe bisogno delle sue competenze e potrebbe coinvolgerla ma è il caso di lavorare insieme? E se non funzionasse? Se poi ci si pesta i piedi?
Non è solo questo, Cristina si chiede anche se lavorare con e per il marito vuol dire cedere la propria autonomia, come se desse più autonomia lavorare come dipendente per un’altra azienda che come partner del proprio marito. Lavorare insieme può spaventare per questi due motivi in particolare: la paura di rovinare la relazione di coppia e il rischio di mettere i redditi di entrambi nella stessa avventura. Vivere e lavorare insieme può sembrare un grande azzardo eppure è la storia dell’umanità.
Fin dalla notte dei tempi, fare famiglia ha sempre voluto dire condividere vita e lavoro. E’ nelle fabbriche e negli uffici della società industriale e post industriale che il lavoro si de-familiarizza e si individualizza. E mentre se lavora solo uno dei due, un po’ tutta la famiglia gli gira intorno, quando entrambi i partner percorrono la propria carriera l’equilibrio familiare diventa particolarmente difficile da garantire per due coniugi pressati su più fronti.
Eppure la selezione del partner offerta dalla natura è particolarmente efficace.
Nel Simposio di Platone, Aristofane racconta del mito dell’essere umano indistinto e completo, diviso in due da Zeus invidioso della sua perfezione. Così che da allora tutti noi andiamo alla ricerca di quella metà che ci riporta alla perfezione.
Più di recente Richard Dawkins ha proposto una lettura meno mitologica ma altrettanto affascinante. Quella del gene egoista, di una natura che per sopravvivere ci spinge a cercare chi ci completa, in quella modalità che tutti conosciamo per cui gli opposti si attraggono.
La sfida di una coppia che decide di lavorare insieme può contare dunque su un processo di selezione particolarmente sofisticato, capace di assicurare naturalmente un team di competenze integrate come riesce a fare il migliore dei selezionatori.
E proprio partendo da questa base di integrazione naturale c’è la possibilità di smussare gli angoli lavorando su di sé individualmente e come coppia per fare della condivisione di vita e di lavoro un processo di maturazione per entrambi.
Non è un processo facile, richiede flessibilità e adattamento, fiducia e rispetto. La capacità di fermarsi e fare tesoro delle esperienze per crescere insieme e l’intelligenza per creare degli spazi di condivisione e di autonomia. Ma quel lavorio è alla base della solidità della coppia nella vita e del team nel lavoro. C’è proprio da chiedersi se sia preferibile separare la coppia in due carriere individuali che, in un mondo sempre più frenetico, rischiano di alienare i singoli e mettere in crisi il progetto familiare.
L’altro grande ostacolo è quello di mettere le proprie energie in un unico progetto con il rischio che un eventuale crisi metta in difficoltà tutta la famiglia senza che ci sia una rete di protezione. Sono due prospettive speculari di gestione del rischio che ci insegnano anche gli esperti di investimento. Da un lato quella di gran parte dei consulenti che suggeriscono di distribuire il rischio su un portafoglio diversificato calcolando il mix di rischio e rendimento complessivo che si vuole ottenere. Dall’altro Warren Buffet che propone di concentrare gli investimenti su pochi titoli molto ben conosciuti e presidiati.
E insieme al rischio c’è il tema fiducia reciproca, quello di mettere il proprio destino in comunione con la persona della propria vita. Con la possibilità di contare su un supporto incondizionato della persona a cui poter affidare risorse e informazioni senza dubitare della sua correttezza e disponibilità.
Ma torniamo a noi. Dopo qualche mese di tentennamenti Cristina ha deciso di lasciare il suo lavoro e di dedicare le sue energie al progetto avviato da Marco. Ci sono ovviamente nuove regole da darsi per la coppia nella vita e il tandem nel lavoro. E ci saranno sicuramente occasioni di difficoltà, equivoci e scontri quando la visione non sarà così allineata. Ma il guadagno in termini di crescita umana e professionale promette di compensare più che adeguatamente l’impegno a crescere e sostenersi vicendevolmente.
Durante i nostri webinar parliamo di queste e molte altre tematiche relative alle imprese di famiglia. Per conoscere i prossimi, lasciaci la tua email.