Sembra che a dirlo sia stato William Edwards Deming, grande esperto di qualità e di management.
Ma cosa e come misurare? Magari dei rifiuti in più che indicano qualche problema con la qualità? Oppure il magazzino troppo pieno o vuoto? In tante imprese basta l’occhio dell’imprenditore (soprattutto se fondatore) per dire se le cose vanno bene o male. O forse è meglio dire che bastava. Due fattori stanno mettendo sempre più in difficoltà l’intuito di chi ha fondato e guidato per anni l’azienda.
Il primo è che l’imprenditore misura bene la gestione operativa, l’andamento in fabbrica o con i clienti, ma spesso non ha strumenti per il monitoraggio a tutto tondo dell’azienda, soprattutto sul fronte finanziario e patrimoniale. In un momento storico di grandi prudenze da parte delle banche e di grande incertezza del business, chi ha “i conti in ordine” riesce a superare più facilmente i momenti di tensione.
Il secondo aspetto è proprio l’incertezza del business, la grande volatilità del mercato. La capacità di controllo dell’imprenditore è spesso rivolta al suo processo produttivo; ma se è il mondo fuori a cambiare velocemente, in che modo l’imprenditore controlla il mondo esterno e i processi della sua azienda per adeguarsi a esso? Non bastano i bilanci e i loro indici, ma è necessario misurare le attività e i processi per capire se e come portano valore all’azienda.
Decidere cosa e come misurare diventa una variabile chiave per avere dei punti di riferimento e capire se l’azienda sta andando nella direzione giusta e se sta ottenendo i risultati attesi. Un progetto di controllo di gestione non può avviarsi senza avere chiarezza dei suoi obiettivi: dipende dalla dimensione dell’azienda, ma anche dalle sue strategie e dalla sua struttura. Per questo motivo noi di FBU consideriamo fondamentale chiarire prima di tutto la direzione, lo scopo e le modalità di organizzazione.
In ultima battuta, però, è necessario anche definire cosa e come misurare per tenere sotto controllo la prestazione dell’azienda e dei singoli. Lo scopo è passare dal controllo a vista a un controllo più strutturato, formalizzato, condiviso, in modo che i collaboratori possano avere riferimenti che governano le loro azioni e definiscono le loro responsabilità.
Decidere cosa si misura definisce cosa è importante; trovare i giusti indicatori della prestazione dei singoli e dell’intera organizzazione permette di definire e condividere gli obiettivi, chiarire cosa ci si aspetta di ottenere e come, definendo anche le tempistiche. Se non lo facciamo la situazione in cui rischiamo di cadere è quella in cui tutti hanno buona volontà ma cadono nelle dinamiche dell’emergenza: corrono a spegnere fuochi qui e lì, seguendo chi urla di più, senza saper sacrificare dei risultati parziali per il risultato generale.
Come insegna ogni buon imprenditore, i numeri possono essere anche scritti sulla carta da formaggio, possono essere anche grezzi e non ben rifiniti, ma devono essere scelti con attenzione per mettere sotto controllo tutte le attività aziendali, a partire da quelle più strategiche.
Il 6 dicembre si svolgerà un seminario organizzato da noi, in cui sarà possibile focalizzarsi anche su come misurare le performance nelle imprese e, in particolare, in quelle familiari.