Pochi giorni fa, nelle conversazioni di una sera di agosto un imprenditore prossimo ai 70 anni ci ha chiesto se lo aiutiamo a vendere l’azienda con un fatturato notevolmente calato negli ultimi anni. E la cosa ci ha fatto riflettere.
Perché una cosa è l’imprenditore seriale capace di avviare dei business e metterli sul mercato quando sono ancora in sviluppo. Altra cosa è l’imprenditore che pensa di vendere per stanchezza o per raggiunti limiti di età.
Chi ha un’azienda spesso pensa di venderla quando non ha più una visione per il suo futuro, ma nella maggioranza dei casi è ormai troppo tardi.
Un’azienda vale per due motivi: il valore intrinseco del suo business attuale e il valore stimato del suo business futuro. Ma un’azienda che non ha coltivato il suo valore futuro è destinata a vedere il suo valore attuale calare, crollare, di anno in anno.
A volte si cerca di fare un lifting, riavviando il business per renderlo un po’ più appetibile. In questo modo però si rischia di fare come quando si investe in una casa per metterla in vendita: bisogna stare attenti perché non è così scontato che si riesca a recuperare il valore investito nella ristrutturazione. Forse allora giusto una tintura e una pulizia sommaria possono bastare.
Quanto vale allora un’azienda? Il valore che si può misurare, e sempre con tanta fatica, è il valore presente, magari proiettato qualche anno in avanti. Le stime dei periti possono aiutarci a valutare il valore per lo scambio ma non il valore una volta nelle mani del nuovo imprenditore. O questo ha un suo specifico progetto di business per quell’azienda o rischia di acquistare un “oggetto” destinato a svalutarsi velocemente.
Il primo problema ha a che fare con la sua percezione del valore, il secondo con la sua progettualità futura.
Il problema della percezione del valore è che l’imprenditore innamorato della sua azienda si illude facilmente che sia ancora quella degli anni d’oro, fa fatica a guardare al valore futuro, rischia di essere più affezionato al valore passato.
Il secondo problema ha a che fare con quello che l’imprenditore, e la sua famiglia, intende fare con quanto andrà a realizzare con l’eventuale vendita dell’azienda. Se anche può permettersi di vivere della rendita del suo patrimonio il vero business imprenditoriale è quello dei gestori del suo patrimonio.
Un imprenditore una volta mi ha fatto notare che nessun rendimento finanziario riesce a battere una impresa sana e ben gestita. Meglio evitare di vendere ma lavorare piuttosto per la sua continuità in famiglia, in modo che questa continui a creare valore invece che abituarsi a vivere sui rendimenti finanziari di patrimoni creati dalla cessione dell’impresa.
Se un imprenditore e la sua famiglia hanno progetti per la loro azienda forse allora non è il caso che la vendano. Se invece sentono di aver esaurito la loro spinta imprenditoriale e non sono più in grado di sognare e di realizzare nuovi progetti, allora è il caso che si preoccupino velocemente di venderla, prima che si trovino con un pugno di sabbia in mano.
Magari individuando il compratore giusto, che sappia creare valore rinnovando l’azienda, ovvero aiutandolo a creare insieme un progetto d’impresa per continuare a creare valore.