Prenditi del tempo per ascoltare le parole di Giovanni Costa, intervistato da Luca Marcolin durante un incontro di FBU Club sul tema della creazione di un solido CdA nelle imprese di famiglia.
Nel loro percorso di crescita, le aziende familiari sono chiamate a staccare il nucleo di controllo da quello operativo e a distinguere il ruolo dell’azionista da quello manageriale. Questo richiede di imparare nuovi ruoli sapendo delegare e supervisionare.
Per far ciò, diventa importante il ruolo del consigliere indipendente, una sorta di coach che non entra nei processi decisionali ma si preoccupa di far crescere l’efficacia del consiglio di amministrazione.
Non è un processo facile, soprattutto per chi ha fondato l’azienda o ha ruoli operativi, ma è una evoluzione fondamentale per assicurare il governo quando cresce la dimensione e la complessità dell’azienda, così da creare una sana dialettica tra famiglia imprenditoriale, consiglio di amministrazione e gestione operativa.
Il consiglio di amministrazione e le sue riunioni diventano allora il momento in cui guardare in prospettiva alla gestione e prendere decisioni diverse da quelle operative.
Abbiamo avuto la grande opportunità di parlarne con Giovanni Costa*, che in questa intervista ci ha ricordato alcuni punti preziosi.
Il primo punto è la necessità di pensare al CdA come un processo di maturazione dell’azienda. Dato per scontato il rispetto delle normative di legge, il CdA in una impresa si sviluppa gradualmente, a volte per prova ed errore: non è una macchina che una volta accesa entra subito a regime.
Il CdA è un elemento di indirizzo e di supervisione fondamentale per assicurare la buona gestione dell’impresa e una sana relazione tra impresa e famiglia: fa da cuscinetto, da elemento di separazione tra i piani, che altrimenti a volte si sovrappongono in modo poco efficace.
La riforma del diritto societario del 2003 non è stata ancora colta in tutta la sua portata. Oltre alla forma tradizionale di governo è possibile istituire forme monistiche o dualistiche, dove il ruolo del controllo è integrato nel CdA o viene svolto dal consiglio di sorveglianza che si pone al di sopra del consiglio di gestione. Questo, in particolare, potrebbe servire alle famiglie imprenditoriali per separare efficacemente la proprietà non attiva da chi, familiare o meno, si assume la responsabilità della gestione.
Non c’è una formula magica che dica chi e quanti possano partecipare al CdA, ma il prof. Costa ci ricorda che è importante mantenere quel giusto equilibrio tra avere persone diverse che portino stimoli complementari al processo decisionale e una dimensione sufficientemente piccola da assicurare tempestività ed efficacia.
In questo senso lo scopo del CdA non è quello di riproporre la rappresentanza delle parti sociali ma di costituire un organo di governo funzionale, lasciando la rappresentanza all’assemblea dei soci.
C’è da fare attenzione al group thinking e alla troppa omogeneità di pensiero. Questo è un modo per confermare l’importanza di avere in CdA delle figure indipendenti, capaci di portare metodo e competenze, prospettive diverse e funzionali alle sfide dell’impresa, di offrire un modello a cui fare riferimento, soprattutto da parte delle figure più giovani della famiglia imprenditoriale.
Infine dovrebbe esserci la possibilità che questi indipendenti possano essere attivati fin da subito in modo informale, creando l’Advisory Board, un consiglio per l’appunto informale, con cui fare riunioni periodiche di confronto, non vincolante formalmente ma capace di guidare le scelte degli imprenditori e delle loro famiglie.
* Giovanni Costa ha insegnato a Ca’Foscari, alla Sda Bocconi, al Cuoa di Vicenza, all’Essec di Parigi ed è stato membro di importanti consigli di amministrazione in gruppi industriali e bancari. È stato vice-presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo e presidente della Cassa di Risparmio del Veneto. È socio ordinario dell’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti e dell’Accademia Olimpica e socio onorario dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale.